Quando
Claremont comincia a non azzeccarne più una,
Quando un buco nero nella
continuity rischia di inghiottire l’Omniverso,
Quando a John Byrne viene
affidata una nuova serie regolare,
E’il momento di chiamarli.
Mr. T è orgoglioso di
presentare:
ovvero
(6 mesi con MarvelIT!)
di Sergio Gambitt19
Sicilia.
22/01/02
Devo
farlo. Ormai il senso di colpa mi tormenta così tanto che non potrei restare
altri cinque minuti con il rimorso di quello che ho fatto. Non posso più tenere
celato il segreto che mi porto dietro ormai da così tanto tempo. Dal giorno in cui…
Part 1–
La proposta
Ricevetti
la chiamata mentre lavoravo in incognito per Big Gorillaz. Due e-mail, entrambe
contenenti una proposta che a prima vista sembrava molto allettante. Forse
troppo. Per sicurezza mi recai al MarvelIT Institute, per infiltrarmi nel
gruppo e scoprire segreti da rivelare al mio capo. Neanche feci pochi passi che
mi si pararono innanzi due strani tizi. Il primo era vestito con una felpa
azzurra smanicata e dei grandi occhi bianchi sopra un costume rosso, dal quale
spuntavano numerose propaggini. Mi squadrò da capo a piedi e disse:
“Ciao,
io sono Mickey, lui è il Furla” e indicò il suo compagno. Era vestito con una
pesante tuta metallica che lo copriva interamente, sormontata da un mantello
verde.
“Ave,
suddito.” disse l’altro.
“Eh?”
risposi io.
“Non
preoccuparti,” intervenne il primo “fa sempre così. Ti ci abituerai.”
“E
tu? Come mai sei ridotto così?” dissi indicando le sue propaggini. Il Furla
roteò gli occhi in alto, mentre Mickey sorrideva e cominciava a narrare le
proprie origini:
“Tutto
ebbe inizio quando un ragno radioattivo morse il figlio di Reed Summers e Susan
Grey, infettandolo con un virus tecnorganico che costrinse i genitori a mandare
il figlio nel futuro, e…”
Continuò
così per un paio d’ore, tempo nel quale avevo già vinto cinque volte il Furla a
scacchi (questi aspiranti dittatori mondiali si perdono nelle piccolezze…) e lo
avevo erudito sui gusti sessuali di gran parte del mondo dello spettacolo.
Quando Mickey finì, ero perso nelle braccia di Morfeo, cullato dolcemente dalle
più famose bad girls dell’Universo Marvel. Il risveglio mi riportò alla dura
realtà, ma mi ripromisi di sviluppare in seguito il sogno, moderandolo in modo
tale da farlo sembrare fruibile ad un pubblico giovane. Certo, se avessi saputo
fin da allora i progetti di Mickey non mi sarei trattenuto così…
“Allora…”
dissi sbadigliando pesantemente “…ricapitoliamo. In pratica sei il clone alieno
proveniente da un futuro alternativo del figlio di uno scienziato pazzo morso
da un ragno tecnorganico radioattivo e mandato nel futuro, per tornare poi
incazzato come una biscia e con due pistoloni grossi quanto due tir, morto in
seguito un paio di volte e riportato in vita da una forza elementare
dell’universo mentre un guanto mistico ti sostituiva il braccio perso in
battaglia...”
“Il
Furla pensa che sia stata tralasciata la storia del costume alieno divenuto un
pazzo assassino…”
“Se
è per questo,” aggiunse Mickey “non ho neanche menzionato tutte le volte che
parenti, amici e passanti incontrati per strada sono morti per poi tornare in
qualche bello speciale extralusso dalla copertina patinata…”
“Il
Furla ne ha già abbastanza di questa storia, è la trecento ventiquattresima
volta che la ripete…”
“E
lui?” dissi io indicando il Furla “Come mai ha addosso quella armatura?”
“Oh
bhe,” rispose Mickey “non sappiamo come mai la porta, ma è da tre anni che la
indossa senza togliersela mai…”
Uno
che tiene alla propria igiene intima…, pensai. Poi Mickey riprese a parlare:
“Ora
vieni dentro. Ti farò conoscere il resto del gruppo.” e rientrò nell’edificio.
Lo seguii guardandomi attorno circospetto, e per sicurezza caricai una carta in
tasca. Con i Marvel-Zombie non c’è mai da stare troppo tranquilli.
“Lui
è Tobia, il correttore.” disse Mickey presentandomi ad un ragazzo in tuta nera
e pesante impermeabile di pelle “Il migliore nello scovare gli errori di
continuity!”
Poi
un altro ragazzo mi schizzò davanti a supervelocità.
“E
quello…?”
“Era
Andrea,” rispose Mickey “deve avere un’emergenza per correre così. Oppure delle
scadenze a breve termine…”
Annuii,
mentre procedevamo con il giro di presentazione.
“Questo
è rossointoccabile…” disse indicando un tizio con degli strani occhiali dalle
lenti rosse sul volto “Non sappiamo come si chiami e da dove venga, ma si è più
volte dimostrato un editor all’altezza del proprio compito grazie al suo potere
di assorbire gli errori linguistici al semplice tocco.”
Mmmm,
pensai, origini e nome avvolti nel mistero, intoccabile, che sia il caso di
iniziare una bella relazione tormentata in pieno Marvel style?
“Purtroppo
però,” continuò Mickey “a causa del suo potere non può toccare più
nessuno…rischia di <purificarlo> troppo, se capisci cosa intendo…” e
guardandomi preoccupato aggiunse “Per me sarebbe terribile…”
In
quel momento una figura dalle sembianze umane ma composta interamente di chips
e circuiti fece capolino nella stanza.
“Dov’è…dov’è
quello nuovo?” disse guardandosi impaziente intorno. Poi mi vide e sul suo
volto si lesse una cocente delusione “Ah, un altro ragazzo… Quando saremo
benedetti dall’arrivo di una ragazza?! Quando?!” e tornò fuori. La mia
espressione interrogativa bastò a Mickey per darmi una spiegazione
“Hai
appena conosciuto il C.A.R.M.O.N, ovverosia il Cerebro Avvocato Robot Memoria
Onnisciente Nellarealtàmarvel. Lo so che così viene C.A.R.M.O.N.R.M, ma che
razza di nome è?! Comunque se hai bisogno di notizie su qualsiasi personaggio
appartenente al multiverso Marvel, devi solo consultare la Memoria Storica del
suo databese.”
“Ma
sono migliaia di personaggi!”
“Ha
fatto indigestione di fumetti Marvel da piccolo, niente può sfuggirgli. Conosce
persino le età di tutti i personaggi, e non solo. Sospetto sappia anche la vera
origine di Wolverine, e che la tenga nascosta per motivi oscuri…” disse Mickey,
il cui sguardo si andava perdendo negli angoli oscuri della stanza. Poi ad un
tratto si riprese e aggiunse “Oh, come si è fatto tardi! Quella è la tua
stanza, ti presenterò gli altri domani!” e strizzò una delle sue numerose
propaggini, da cui uscì un denso liquido bianco che si andò ad attaccare al
soffitto.
“Ragnatela?”
chiesi io.
“Ehm….si
certo!” rispose Mickey un po’ imbarazzato. Poi aggrappandosi ad esso come ad
una liana uscì fuori, lasciandomi solo.
Quella
notte decisi di farmi un giro nell’Istituto, per vedere se c’era qualcosa che
valesse la pena rubare. Del resto, avevo una reputazione di ladro da mantenere.
Fu così che arrivai davanti ad una grossa porta. Sulla sua sommità vi era
scritto: “LISTA”. Entrai, davanti a me lo schermo di un portatile pieno di
nomi. Cliccai su uno di questi incuriosito. C’era scritto: Xavier, Charles
("X-Men", Fabrizio "Mr. T" Tabiani).
Interessante,
pensai, proprio il furto ideale.
*Posa
il maltolto, brutto monomaniaco arteriosclerotizzato!* risuonò una voce nella
mia testa. Mi voltai di scatto a destra e a sinistra, ma non c’era nessuno.
*Cos’è,
non ti sei ancora abituato alla mailinglist-patia?* continuò la voce. Fu allora
che vidi una figura avanzare lentamente dal corridoio, fino ad essere del tutto
visibile alla luce della stanza. Era un uomo calvo, seduto su una sedia a
rotelle, con una flebo attaccata al braccio. Poveraccio, pensai…
“E
tu chi sei…?”
“Sono
Mr. T! Il capo della baracca! Qua non ronza una mosca se prima io non le do il
permesso!!”
Certo,
pensai io, con tutte le disgrazie che hai, fare di te l’EIC è un atto di pietà…
“Ora
spegni il laptop e vieni avanti a falangi alzate!”
“Niente
sottotitoli?”
“Meno
scherzi, furbone!”
“Ok,
ok, rilassati vecchio, o ti si stacca l’ago con la soluzione zuccherina.”
“Non
è soluzione zuccherina, è Ceramente Endovena, ora anche al gusto antibiotico!”
Alla
faccia della pubblicità occulta, pensai. Poi spensi il portatile e dissi.
“E’
tutto tuo se lo desideri così tanto…” lui sembrò distendersi, e colsi
l’occasione per fargli la domanda che mi ronzava nella testa da quando lo avevo
visto “A proposito, scusa se te lo chiedo ma…come hai fatto a ridurti così?”
“Durante
uno scontro con Tobia, per dividerci gli x men.”
Quel
tizio comincia ad essermi simpatico, pensai, mentre Mr. T continuava “E’ stata
dura, ma alla fine sono riuscito a strappargli l’Istituto Xavier. Ed ora è mio!
Tutto tutto mio! E guai a chi me lo tocca, uffa!”
Io rabbrividii. Non era la prima volta che avevano provato
a togliermelo, e per farlo una volta mi avevano addirittura bloccato tutti i
progetti. Ma questa volta era diverso. Chi avevo davanti a me, non era uno
scribacchino o un perditempo, ma un autore (in acido, ma pur sempre un autore)
che scriveva per il solo gusto di scrivere. Il disegno era completo per me: M.
T era la mia nemesi, era me stesso davanti ad uno specchio distorcente, era il
male che covavo dentro da sempre, ed era giunto il momento di estirparlo…per
sempre![1]
…
Eh?, mi chiesi sbattendo le palpebre. Deve essere un effetto collaterale della mailinglist-patia…
Part 2 – L’incontro
La permanenza con i MITS procedette tranquillamente per tutta la stagione estiva, e anche il primo, temuto aggiornamento mi rassicurò riguardo alla mia posizione all’interno del gruppo. Stavo davvero cominciando a sentirmi a mio agio con loro, come in una seconda casa. Se non fosse stato per quel maledetto segreto che nelle notti buie e tempestose mi faceva svegliare urlando nel letto inzuppato del mio stesso sudore, e mi costringeva a prendere la maschera antigas sul comodino per riaddormentarmi… Non c’era altra soluzione, dovevo dirlo a qualcuno. E fu allora che venni a sapere del pellegrinaggio alla città dorata. Luccacomics, mitica metropoli che compariva una volta all’anno (e si spera da quest’anno anche due) e si presentava ai suoi adepti come l’Eden fumettistico. Luccacomics, il posto in cui si narrava che i Watchmen crescessero sugli alberi e di cui si raccontava con riverenza che anni prima fosse stata benedetta persino dal tocco del Re. Luccacomics, la Lourdes dei fumettofili. Non potevo lasciarmi scappare quell’occasione. Mandai immediatamente un messaggio agli altri attraverso la mailinglist-patia (ormai mi ero abituato ad usarla) e partii con solo uno zaino sulle spalle e tanta voglia di imparare. Fu mentre mi aggiravo furtivo per i vari stand, che ebbi…la visione!
Il cielo si squarciò, e al suo interno apparve un vortice rosso che roteava impetuosamente. Una luce intensissima illuminò i dintorni, e tra volute vorticose di fumo grigio e vics vaporub Lui comparve innanzi a me. L’unico, il solo, l’inimitabile Signore degli Inediti!
“Distogli la tua attenzione dalle frivolezze mondane, piccolo mortale. Seguimi e ti mostrerò la vera saggezza.”
“S-Sì…maestro” dissi ancora ammirandolo mentre levitava a qualche centimetro dal suolo “Sono…sono onorato di poterla vedere qui…non avrei mai pensato che un essere della sua potenza potesse prendere parte a queste manifestazioni…”
“Sono stato obbligato, umano. Un’emergenza rischia di distruggere il mistico mondo di Antani, essenza e guida del popolo fumettistico italiano soggetto alle spietate leggi di mercato della razza dei Paninicomics.”
“Allora non c’è tempo da perdere.” risposi riacquistando parzialmente il controllo di me stesso. Era difficile, con un’entità di tal calibro davanti a me, ma mi sforzai in ogni modo di non deludere le sue aspettative “Di cosa si tratta?”
“Un buco nero nelle avventure dei Thunderbolts rischia di frantumare la continuità della serie, impedendoci di proporla per intero. Non possiamo permetterlo.”
Pensai bene alla situazione. Non mi potevo certo reputare un fan dei Thunderbolts, ma avevo assistito giorni prima allo scontro tra i suoi cultori e il capo dei Paninicomics, il terribile Marco Marcello Lupoi, chiamato affettuosamente dai suoi sudditi il Lupo per la sua aggressività e per le sue affilate unghia fucsia. I primi ne erano usciti pietosamente sconfitti, e osservando il loro sguardo, perso nel vuoto di un’esistenza senza più alcuna speranza di salvezza, avevo fatto una promessa a me stesso. Mai più.
“So dove trovarli, seguimi” dissi, ancora un po’ intimidito dalla sua presenza, ma conscio del fatto che dalla nostra missione dipendeva la felicità di un intero popolo.
Part 3– La sfida
Fu già dalla fine di Novembre che venimmo a conoscenza dell’editto. Il grande essere galattico Comicus, il divoratore di notizie, aveva bandito un concorso tra fan fiction. Come premio, la affiliazione alla sua home page e una scatola di cioccolatini a forma di cuore. Incaricato della scelta, il suo fido araldo X Marco, ossia la Lanterna d’Argento, che avrebbe dovuto visionare i due concorrenti favoriti, ovverosia i MITS e i Gorillas, i seguaci del mio ex capo Big Gorillaz, e infine proclamare il verdetto finale. Tutti si misero febbrilmente al lavoro. I Gorillas attaccarono per primi. Con una mossa inaspettata lanciarono Ultimate Doctor Strange, un fumetto online interamente disegnato e colorato. Un’ondata di terrore si diffuse tra i MITS. Solo Mr. T e il C.A.R.M.O.N. sembravano tranquilli. Con la coda dell’occhio vidi il primo che faceva un cenno all’altro, e immediatamente dopo il petto del C.A.R.M.O.N. si tramutò in un portatile (o meglio in un laptop, la precisione innanzitutto…) su cui si riversarono una serie di informazioni cifrate. Sopra tutte campeggiava la scritta: “Guerra dei Mondi”. Quindi delle proiezioni olografiche di dischi volanti e grossi patatoni marroni con quattro spessi tentacoli sotto l’addome (certi alieni hanno proprio tutte le fortune). Infine Mr. T e il C.A.R.M.O.N. spiegarono il progetto al resto del gruppo. Un megacrossover, coinvolgente tutte le serie dei MITS, e dal finale sconvolgente. Tutti erano entusiasti, e cominciarono a lavorare febbrilmente. Io ero titubante. Quando ero entrato nei MITS ero ancora al soldo di Big Gorillaz, a cui dovevo gratitudine e riconoscenza per avermi scoperto. Il mio compito, indagare sui segreti dei suoi concorrenti e riferirglieli. Però dopo tutto questo tempo passato in loro compagnia mi ero ormai abituato alle loro piccole stranezze. Sotto i freddi nick avevo trovato delle persone, talvolta bizzarre, talvolta irritabili e irritanti, ma sempre, sempre umane. Rimasi combattuto tra colui che mi aveva svezzato e la mia nuova famiglia, fino all’uscita del primo numero della Guerra dei Mondi. Un crossover così affascinante, così dettagliato nella sua linearità, da far sfigurare persino la Massima Sicurezza della Marvel Comics. No, mi dissi, non potevo privarla del mio genio, e mi misi subito al lavoro per dare anche il mio contributo alla “famiglia”. Famiglia a cui in seguito si aggiunse lo stesso X Marco, il quale dopo averci proclamati vincitori indiscussi, rimase contagiato dal nostro entusiasmo e chiese di poter prendere le redini dei Fantastici 4. E dopo il verdetto, quale uomo vivente in piena era berlusconiana avrebbe osato rifiutargliela? Senza contare che finalmente anche gli F4 avevano uno scrittore regolare che riparasse ai “virtuosismi” filosofici e di alta cultura del primo numero di Marvel Eros…
“Allora,” chiesi un giorno a Mickey e al Furla durante una chiacchierata “come vi è sembrato il nostro primo crossover ufficiale?”
“Il Furla crede davvero che sia riuscito benissimo!”
“Sì,” gli fece eco Mickey “e questo perché c’era solo una storia mia. Perché sappiamo tutti benissimo che io non so scrivere e non riesco a combinare mai niente di buono. Non arriverò mai ai livelli del C.A.R.M.O.N., non saprò mai fare qualcosa di così bello. E tutto questo perché sono brutto, basso, grasso, roso dall’acne e…e….vergine!”
Guardai con espressione interrogativa il Furla, che disse:
“Il Furla ritiene che anche Mickey sia d’accordo…”
Ma dove sono capitato…?, pensai.
Fatto sta che tutto sembrava andare per il meglio. Eravamo divenuti collaboratori del grande Comicus, il primo crossover generale era stato un totale successo e potevo finalmente dire di aver trovato un posto da chiamare casa, eppure c’era qualcosa che ancora mi tormentava. Un segreto, che ogni notte mi faceva urlare nel sonno, fino a quando una scarpa del vicino non mi centrava in piena fronte e sprofondavo in un coma tormentato dall’incubo di aprire un negozio di scarpe e accorgermi al momento dell’inaugurazione di possedere solo le sinistre…
Almeno tirasse anche le destre, vicino del cavolo!
Part 4– Il futuro dei MITS
E dalla vittoria della sfida tutto andò sempre meglio. Eravamo sotto gli occhi dell’opinione pubblica, e ottenevamo sempre più consensi. Contemporaneamente arrivavano sempre più proposte, e sempre più gente chiedeva di entrare a far parte del gruppo. Ma solo i migliori potevano avere quest’onore.
Il primo fu Ermanno, conosciuto anche con il nome di “scrip” per i suoi azzardati investimenti finanziari. Già nei primi giorni di permanenza all’interno del gruppo il ragazzo si distinse per le sue dissociazioni schizofreniche. Pacifista di giorno, perso tra i suoi numeri di Provolino e le tenere coccole della sua ragazza Cinzia, e dissoluto giustiziere di notte, che con un teschio sulla maglietta andava in giro ad uccidere chiunque agisse al di là della legge (quando instaurarono le giornate a targhe alterne fu un massacro…). Inoltre ultimamente stava sviluppando una terza personalità. Subito dopo i pasti infatti la sua pancia cresceva a dismisura, fino a strabordare fuori dalla canottiera unta di sugo. Quindi si grattava il posteriori, ruttava e si sedeva davanti alle repliche di Al posto tuo, spuntandosi con la bocca le unghia lunghe e sporche. Diventava….l’incredibile Wolverutto! Il migliore in quello che fa, anche se quello che fa non è piacevole….decisamente.
In seguito l’abbandono del velocista Andrea sembrò turbare la tranquillità ritrovata del team, anche se lui assicurò che andava via solo per qualche tempo per andare a trovare la figlia Luna sull’Hymalaia, o la figlia maiala sulla Luna, non avevo capito molto bene…
A prendere il suo posto comunque fu Paolo, detto Extreme per via di alcuni suoi gusti sessuali piuttosto difficili, che riuscì a convincere tutti ad accettarlo in seguito alla dimostrazione del potere dei suoi artefatti magici. Paolo infatti possedeva il Guanto mistico, che oltre a proteggerlo dagli attacchi ultraterreni e dalle malattie veneree gli aveva sostituito un braccio perso durante uno scontro. Possedeva anche lo Stivale mistico, che gli aveva sostituito una gamba persa in battaglia. Suoi erano anche i Sospensori mistici, che….ma lasciamo perdere…
E non solo….era approdato al MarvelIT Institute anche il giovane virgulto Mr. Kayak, che per ingraziarsi tutti gli altri cominciò a disegnare a più non posso loghi e personaggi nuovi. Credo di poterlo vedere anche da qui mentre scrivo, incatenato al tavolo da disegno da tre giorni, con la scodella dell’acqua quasi vuota e il pane ormai raffermo.
Tutti nuovi arrivi che innalzarono la fama dei MITS a livelli mai raggiunti, e grazie ai quali per la prima volta smisi di sentirmi come il nuovo arrivato. Ormai anche io facevo parte dei membri “anziani”, ormai ero perfettamente integrato nel team. O almeno così ero visto dagli altri. Io dentro stavo ancora male. Quel maledetto segreto, perché dovevo portarmelo ancora dentro?! E quella maledetta peperonata, quanto ci avrei messo a digerirla?!
Part 5 - Il segreto
Ecco, ora non posso più tirarmi indietro. Ho deciso di rivelare a tutti, qui in pubblico, il mio segreto, un segreto che potrebbe compromettere la mia posizione all’interno dei MITS, se non addirittura causare la mia espulsione. Ma non ce la faccio più. Non posso più vivere con il rimorso di quello che ho fatto. Devo dirlo. Capitemi, se potete…
Io….sono il responsabile del massacro mutante! Ero a
conoscenza delle intenzioni di Mickey e di Tobia, sapevo che avrebbero mandato
Wolverine ad eseguire un qualche macabro compito contro i giovani mutanti, ma
non li ho fermati! Era successo tutto troppo in fretta: Lila…la Covata…la
decisione di Tempesta…non c’è stato il minimo tempo per realizzare quello che
stava accadendo! Solo dopo che Logan aveva squartato Alchimia, Maggot e Bolt
riuscii a riprendere il controllo di me stesso. Cercai di fermarlo ma per poco
non mi uccise. Io sapevo che si sarebbe potuto trattare di qualcosa di
illegale, ma niente di così…così orribile… Quella notte mi cambiò di brutto.
Ero talmente disgustato che per poco non morii anch’io…e l’ho desiderato. Non
potevo fermarlo, così ho cercato di aiutare più mutanti possibile a scappare.
Ho messo in salvo una ragazza, non so chi fosse, era bionda e svenuta, ma…non
ho potuto fare altro...[2]
Cosa posso dire…non sapete neanche quanto mi dispiace. Ero giovane e arrogante, ora non sono più come allora. Se potete, trovate un modo per perdonarmi. Io so già che non lo farò. Solo, non abbandonatemi qui.
Dalla Sicilia, a piedi, è lunga.
Ogni somiglianza con fatti, persone e caricature realmente esistenti è puramente casuale.
Note: e così ho preso il ruolo di rompipalle e attaccabrighe in MarvelIT? Bhe, se devo fare qualcosa, almeno la faccio beneJ Non credo ci sia bisogno di dire che è uno scherzo, mi appello all’intelligenza del lettore. Le bombe mandatele direttamente alla mia e-mail: gambittolo@hotmail.com. Per il resto, ho creato un altro gruppo di eroi! Chiunque lo voglia usare è il benvenuto^__^
[1] Chi ha letto Gauntlet #25 coglierà la sottile ironia…
[2] Non vi viene in mente niente? Chessò…X Men 100 per
esempio…